Il ring come palestra di vita, la boxe come passione viscerale senza limiti. Stefano Abatangelo di anni 39 è uno di quei campioni di sport che è esempio di serietà, correttezza e valori etico morali, tali da rappresentare l’anima di una disciplina che a tanti appare violenta, ma che in realtà è considerata formativa sotto l’aspetto della crescita e della maturità personale. E lui, l’Abatangelo pugile, non perde mai occasione di parlare di questo sport che ama da sempre, tanto è vero che tra un allenamento e l’altro in palestra insegna ai giovani la tecnica, le astuzie, ma soprattutto l’amore per questo sport. Una bella storia di vita la sua, che s’interseca tra il lavoro nel suo banco di generi alimentari al mercato di Corso Racconigi a Torino e i duri allenamenti in palestra che esegue sempre con massima attenzione e impegno, quasi fosse sempre un allenamento per un match valevole per il titolo intercontinentale. Quasi come quello che si prospetta adesso, dopo aver vinto e convinto i media, i tifosi e gli appassionati di settore, che hanno visto vincere Stefano Abatangelo all’ottavo round per KO contro Matteo Deiana di anni 26. 13 anni di differenza tra Abatangelo e Deiana che sul ring non si sono visti per niente, talmente tanta è stata la determinazione di questo pugile 39enne umile ma concreto in tutto ciò che fa. “Nella vita ho imparato presto che per tutto ciò che fai devi sempre metterci il cervello. Ed è così anche nella boxe, perché se non hai la testa che comanda muscoli, tecnica, esperienza e saggezza da ring, non vai da nessuna parte”, così dice Abatangelo. E non è un caso che il suo palmares parla di parecchie vittorie prima del limite e anche di certe sconfitte che questo pugile ha incassato come qualcosa da meditare per ripartire sempre, senza mai abbandonarsi e distruggere quanto di buono ha fatto attraverso sforzi, sacrifici e anche momenti di stanchezza. Sì, perché ci sono vittorie come quella appena conquistata contro il mediomassimo Deiana che mettono le ali, ti entusiasmano pur senza fare voli pindarici. E ci sono poi sconfitte che servono a maturati, a capirne di più di te, chi sei e cosa vuoi nella vita, in una sorta di continua introspettiva di domande che fanno nascere il meglio di te. Questo è Stefano Abatangelo, ragazzo pugile e padre di famiglia che pratica uno sport che significa rispetto, correttezza e voglia di crescere sempre e comunque. C’è poi il rapporto con gli altri che Abatangelo cura sempre, fosse pure l’avversario che deve affrontare sul ring, piuttosto che i clienti al mercato. Una parola, un’attenzione, una voglia di relazionarsi, confrontarsi con giovani, vecchi, donne e bambini. Insomma è quell’umano sentire che fa grande l’atleta ma soprattutto l’uomo, quello di tutti i giorni che si alza presto al mattino, parte dalla sua casa di Montanaro nelle vicinanze di Torino e poi subito al lavoro, quello vero che dà da vivere a lui e alla sua famiglia. Certo, l’aiuto della moglie nel suo banco alimentare è essenziale per potergli permettere durante il giorno di assentarsi per i vari allenamenti, tuttavia, quando può Stefano non fa mai mancare la sua presenza. E poi le sue fotografie e quelle degli incontri vinti sui vari ring d’Italia che sono affisse sul posto di lavoro, parlano di lui anche quando non c’è. Sì, come dicevamo pocanzi, la storia di Stefano Abatangelo è fatta di amore verso la sua famiglia e lo sport che adora in modo viscerale, mentre insegna a tutti noi che certi valori etici e di sport è importante portarli avanti anche per la formazione dei futuri uomini di domani. Così nello sport, così nella vita, nonostante la pandemia, la guerra e le tante difficoltà del nostro vivere quotidiano.
Salvino Cavallaro